La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino. Banfi sbarca in città: 1979, 1981 o 1969? (parte 5)
di Stefano Cinelli Colombini
da Intravino
Per giocare un po’ vi racconterò i “dieci giorni che sconvolsero il mondo” del Brunello, i dieci eventi che hanno fatto del nostro grande Sangiovese quello che è. E che nessuno ricorda. Forse perché tutti preferiscono le favole? Ecco la quinta parte.
Che la si odi o si ami, Banfi è la novità più rilevante dell’ultimo quarto di secolo a Montalcino. Su questo non c’è dubbio. Ma chi si diletta di storia si diverte anche con domande tipo “che sarebbe successo se Napoleone avesse vinto a Waterloo?”, e così vi propongo un fatto inedito, assolutamente vero, che avrebbe potuto cambiare tutto. Ma non lo ha fatto.
Era l’estate del 1969, e da mio nonno Giovanni Colombini si presentarono due americani. Erano i fratelli Mariani, proprietari di Banfi. Due signori simpatici, che andarono subito al punto; erano interessati al Brunello, ne volevano subito ventimila bottiglie e prevedevano di arrivare a centomila bottiglie in quattro anni e a duecentomila in un decennio.
A quei tempi solo la Fattoria dei Barbi produceva quelle quantità di Brunello, nessuno degli altri arrivava a ventimila bottiglie. Banfi voleva una “lavorazione per conto” con etichetta loro, riservata agli USA. A settembre arrivarono delle bozze di etichette, guarda caso nere e simili a quelle che tanto tempo dopo avrebbero fatto nella loro tenuta montalcinese.
Ma arrivò anche un contratto, e qui sorse il problema; pretendevano l’esclusiva assoluta per il mercato nord-americano, ma noi avevamo già un contratto con un importatore in USA e un altro in Canada. Dal loro punto di vista era logico, cercavano i classici due piccioni con una fava: volevano vendere Brunello sui loro mercati e allo stesso tempo sbarazzarsi dell’unico concorrente possibile.
Mio nonno ci pensò una settimana, ne parlò con tutta la famiglia e poi ci disse: «Ci porterebbe tanti soldi e sono persone molto serie, lavorerei volentieri per loro ma a queste condizioni non lo faremo.» Il futuro della nostra famiglia è nel marchio Fattoria dei Barbi e, se rinunciassi al mercato USA, rinuncerei a crescere.
E così Banfi arrivò a Montalcino solo dieci o dodici anni dopo, e la storia del Brunello prese un’altra strada. È stato meglio così? Per noi di certo, eravamo già un marchio importante e una crescita come “fornitori di semi-lavorato” non ci avrebbe giovato. E per il Brunello? Chissà.
Per leggere tutte le puntate:
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino (parte 1)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino | Correva l’anno 1980 (parte 2)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino | 1984, arriva il Rosso di Montalcino (parte 3)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino | 1933, il primo boom di vendite del ‘900 (parte 4)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino | Banfi sbarca in città: 1979, 1981 o 1969? (parte 5)
La storia “dimenticata” del Brunello di Montalcino. 1980-1990, il D-Day in salsa sangiovese; i “grandi del vino” sbarcano a Montalcino (parte 6)